Area riservata

Apindustria striglia la politica: l'assemblea a San Benedetto Po - Gazzetta di Mantova 29 settembre 2023

Rassegna stampa

Scaricate l'articolo in PDF

Impresa, lavoro, comunità e territorio: sono stati questi i quattro temi-titolo dell’assemblea di Apindustria Confimi Mantova nel monastero di San Benedetto Po. L’appuntamento annuale dell’Associazione piccole e medie industrie è stata anche l’occasione anche per l’elezione del consiglio che nominerà il successore di Elisa Govi. La presidente, emozionata, ha fatto un bilancio dei suoi due mandati.
«Le associazioni funzionano solo se hanno come punto di riferimento le imprese - ha sottolineato Govi raccontando anche di come Apindustria abbia scelto di rivoluzionare il logo con un chiaro riferimento a Confimi, la confederazione del manifatturiero - Vogliamo sottolineare la nostra forte
adesione ad un progetto associativo innovativo e snello».
Non sono mancati gli applausi da parte di oltre 350 imprenditori a marcare i punti salienti dell’intervento.
«Uno dei ricordi più intensi è l’assemblea dei trent’anni. Mi rivedo sul palco del Sociale e oggi siamo a San Benedetto Po, in un’abbazia dove l’espressione “avere voce in capitolo” trova un suo significato forte. Il
capitolo era la sala riunioni, quella del confronto». Tra i temi toccati dalla presidente, particolare attenzione è stata rivolta al cantiere del ponte di San Benedetto, ai giovani e alla scuola e alla sicurezza sul lavoro.
Quanto all’infrastruttura: «La politica spesso ha la vista corta, mentre noi imprenditori usiamo il telescopio per avvicinare il futuro. Lo dimostra il fatto che per arrivare qui siete passati sopra un ponte del passato con a fianco il ponte del futuro. Come si fa ad essere ancora in questa situazione oggi? C’è un momento per le parole e uno per i fatti. La vera politica è quella dei fatti. Quel ponte è un’infrastruttura che serve all’Italia e non solo a San Benedetto Po. I veri politici sono come gli abati del Polirone che pensavano in termini di secoli e non di anni». L’intervento di Govi è stato
preceduto dai saluti del prefetto Gerlando Iorio, dell’assessore regionale Alessandro Beduschi, del presidente della provincia Carlo Bottani e di Roberto Lasagna, sindaco di San Benedetto, e del direttore generale di Banca Cremasca e Mantovana, Gianpaolo Roseghini. Le conclusioni sono
state affidate ad Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, che ha tracciato un quadro preciso e sintetico della regola benedettina
e di come queta ha valorizzato il lavoro manuale.
«Il nostro è un Paese strano - ha detto Mingardi - Se guardiamo ai dati macroeconomici, è un calabrone: non si capisce perché continui a volare. Ma a farlo volare è stata, nonostante tutto, l’abilità dei nostri imprenditori
e quella delle maestranze. Dietro l’una e l’altra c’è un grande senso di dignità del lavoro e c’è il gusto del lavoro ben fatto».
L’assemblea si è conclusa con una visita al monastero e una cena servita nel chiostro dei secolari grazie a Banca Cremasca e Mantovana Credito Cooperativo S.C. e alle aziende associate che hanno deciso di sostenere
la realizzazione dell’assemblea: Beschi, Ciesse paper, Cse, Elettrorizzi, Ferrari
Growtech, Pqa, Rebos Oleodinamica, Setra, Sterilgarda, Systema, Virgilio
Toyota Material handling, Zanoni Man. —

La presidente e il lavoro: la manodopera non si trova Govi e la scuola:
«Vive in un mondo a parte Oggi ci accontentiamo di avere giovani
di buon senso» Trecentocinquanta gli imprenditori che hanno partecipato
Nel corso del suo intervento nel monastero di San Benedetto Po, la presidente di Apindustria Elisa Govi ha insistito sul ruolo delle imprese in un Paese in difficoltà. «Oggi le difficoltà del Paese - ha detto - sono sotto gli occhi di tutti e quindi è difficile trovare le buone notizie. Le buone notizie ci sono ma hanno sempre due facce. Ad esempio, l’occupazione
cresce ed è un bene per tutti. Ma non è merito delle leggi è frutto del lavoro dell’imprenditore che investe sul futuro. Ci vuole coraggio oggi ad investire: con l’aumento dei tassi di interesse, con le banche diffidenti e un costo del denaro che rende ogni investimento una scelta che non ti fa dormire la notte».
Quanto al problema del lavoro che non c’è, Govi ha detto che «l’occupazione cresce e la manodopera non si trova. Il problema non nasce
oggi, ma viene da lontano. Viene da una scuola che vive in un mondo a parte. Da professori che non sono mai entrati in un’azienda, anche quei docenti che insegnano economia alle superiori. La scuola non è più degli
studenti ma dei professori e della burocrazia che produce titoli scritti sulla carta ma che valgono poco nel mercato del lavoro. Un tempo le imprese chiedevano ragazzi che uscissero dalle scuole già formati e in grado di lavorare. Poi li abbiamo chiesti solo educati al lavoro, alla disciplina e al sacrificio.
Oggi ci accontentiamo di avere dei giovani di buon senso e che vogliano imparare. Poi li formiamo noi al lavoro: lo sappiamo fare». Ma come agire sui giovani e sui meno giovani che faticano a ricollocarsi sul mercato del lavoro? «Le politiche attive del lavoro non funzionano: dal reddito di cittadinanza al naufragio totale dei navigator. E qualcuno ci viene a raccontare che il problema sono i lavoratori poveri e il salario minimo. Ma lo sanno quelli che predicano a vanvera che il 97% dei lavoratori gode della copertura della contrattazione collettiva? E che le aziende ormai si rubano i lavoratori come le squadre di calcio nel campionato di Serie A? Un tempo la classe dirigente studiava e approfondiva ma soprattutto prestava
attenzione. Oggi parla solo per ascoltarsi e non produce idee o progetti»

88 GDM Assemblea Api 29 09 2023 pag 1 13